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sabato 14 ottobre 2023

LA PELLE SENSIBILE IN AYURVEDA: PITTA

 

a cura di:  Tatiana Aliprandi 

Operatrice ayurvedica: 

FORMATRICE e ESAMINATRICE:

Ayurveda, Yoga, estetica, posturologia e psicosomatica.


Non solo, la pelle è un vero e proprio specchio e come tale indicatore dello stato di salute dell’individuo; il suo colore, la radianza e la luminosità sono espressioni dello stato di salute generale, in ayurveda.

 Pitta è il principio bioenergetico costituito dagli elementi fuoco e acqua.


La pelle dominata da Pitta è sensibile, tende ad arrossarsi ed irritarsi, spesso con la presenza di couperose o capillari evidenti. A volte si verifica una combinazione di pelle normale o mista, con una zona T untuosa. In genere, chi ha la pelle di tipo Pitta ha una carnagione chiara e presenta molte lentiggini o nei. Sono anche suscettibili a scottarsi facilmente al sole.

La routine giornaliera dovrebbe includere passaggi per rinfrescare, nutrire e proteggere la pelle di tipo Pitta. Il latte detergente dovrebbe essere lenitivo, in modo da pulire delicatamente la pelle. Il tonico rinfrescante, se possibile, dovrebbe essere privo di alcool. La crema da giorno dovrebbe essere idratante e protettiva, soprattutto quando le temperature esterne sono estreme, sia troppo calde che troppo fredde.

Un siero concentrato con principi attivi riparatori del microcircolo è consigliato per essere utilizzato insieme a una crema notte nutriente. Inoltre, una volta alla settimana, l'applicazione di una maschera in gel è raccomandata, in quanto evita di dover sfregare troppo la pelle e contribuisce al benessere cutaneo.


Crema da Notte Lenitiva per Pelle Pitta


Olio di Enotera: estratto dai semi della pianta Enotera, questo olio è ricco di acido gamma-linolenico ed è noto per le sue proprietà emollienti, idratanti e decongestionanti. Aiuta a lenire e rinfrescare la pelle.

Olio di Avocado: questo olio è una fonte di vitamine A, D, E, Omega 3, lecitina, antiossidanti, potassio e proteine. Favorisce la sintesi del collagene, contribuendo alla rigenerazione delle cellule cutanee dall'interno.

Olio di Jojoba: con proprietà antinfiammatorie, l'olio di jojoba idrata, lenisce e protegge la pelle da agenti esterni irritanti.

Oleolito di Iperico in Olio di Riso: contiene componenti come l'ipericina e l'iperforina, oltre a flavonoidi, tannini ed oli essenziali. Questo oleolito ha azioni antiage, cicatrizzanti, antinfiammatorie, lenitive e antisettiche.

Percolato di Elicriso: il percolato di elicriso è noto per le sue proprietà antinfiammatorie, cicatrizzanti e lenitive.

Percolato di Calendula: questo ingrediente presenta attività antiinfiammatoria, antibatterica, antivirale e immunostimolante. Favorisce la guarigione delle ferite con la sua attività cicatrizzante.

Tintura Madre di Vite Vinifera: la vite rossa è nota per le sue proprietà antiossidanti e antiedemigene. Il resveratrolo, presente in questa pianta, è utilizzato in formulazioni cosmetiche come antiossidante e ha proprietà antinfiammatorie e anti-età. Inoltre, stimola la cicatrizzazione.



Formula

A

Idrolato amamelide 55gr
Glicerina di rose 3gr
Konjac 0,2gr
Glda 0,1
Avena colloidale 0,7

B

Olivem 1000 5gr
Cera bellina 0,5gr
Cera d’api 1,5gr
Burro illipe 2gr
Olio di enotera 3gr
Olio di avocado 4gr
Olio jojoba 5gr
Oleolito iperico 6gr
VeggyVECT 3gr

C

Percolato elicriso 2gr
Percolato Calendula 2gr
Tintura m. Vite vinifera 2gr
Vitamina E 4gr
Conservante 1gr


Tutte le informazioni contenute nel seguente blog sono fornite esclusivamente a scopo informativo. Declino, pertanto, ogni responsabilità per qualsiasi utilizzo di queste informazioni a scopo curativo o estetico senza previa consultazione medica.

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In Italia è vietata l’autoproduzione di cosmetici per la vendita e/o per donare a terzi.

sabato 23 settembre 2023

LA MIRRA E LO SPIRITO

a cura di:  Tatiana Aliprandi 

Operatrice ayurvedica: 

FORMATRICE e ESAMINATRICE:

Ayurveda, Yoga, estetica, posturologia e psicosomatica.


“ Ah! Donde viene questo dolce profumo...

Forse dai prati dell’anima, o è una brezza che spira

Dall’altro mondo?”

Rumi


La mirra è una delle resine più antiche, caratterizzata dal suo colore bruno-giallastro che risplende. 
Nella tradizione, la mirra è considerata sacra alla Grande Madre, che può essere chiamata Maria, Iside o Binah. I nomi "Maria" e "Mirra" probabilmente derivano dalla parola ebraica che significa "amaro".








La resina di mirra contiene energie terrene concentrate. Quando viene bruciata, rilascia sostanze che contribuiscono a ristabilire l'equilibrio del corpo e rafforzare lo spirito.
Secondo la tradizione, la mirra promuove il risveglio, le qualità femminili, la reattività e una maggiore sensibilità alle realtà del mondo esterno. Alleggerisce lo spirito, conferisce leggerezza all'anima e rafforza la mente, permettendo allo spirito di essere spensierato. La mirra dona un senso di equilibrio, respingendo le energie negative e avvicinando l'anima a uno stato di positività.

È considerata un'erba sacra dell'antica Dea, soprattutto in quanto rappresenta "Colei che piange e ascolta le grida del lutto". La mirra ha un ruolo importante nel facilitare il passaggio dell'anima del defunto verso il suo destino finale. Da tempi antichi, la mirra è stata utilizzata in vari riti funebri e rituali spirituali.

In molti di questi riti, la mirra è considerata un mezzo per aiutare l'anima del defunto a trovare la sua strada dopo la morte. Questo prezioso incenso è stato usato per sollevare le persone dalla dolorosa separazione causata dalla morte, offrendo loro conforto e supporto spirituale mentre continuano il loro cammino terreno.

La fragranza della mirra è spesso associata alla purificazione e al rinnovamento, e il suo uso nei riti funebri serve a connettere i vivi con il ricordo dei loro cari defunti, offrendo una consolazione spirituale nella fase di transizione tra la vita e la morte. La mirra rappresenta così un ponte tra il mondo terreno e il mondo spirituale, offrendo conforto e speranza a coloro che vivono il lutto e aiutando l'anima del defunto nel suo viaggio verso la pace eterna.

La mirra è ancora considerata un potente strumento per purificare l'anima e ha molteplici benefici a livello emotivo e psicologico.


LA MIRRA IN AYURVEDA



Nei riti magici antichi, le fumigazioni predispongono l’officiante a farsi ammirare, allontanando la corruzione e migliorando i rapporti fra le persone. La corrispondenza planetaria è con il Sole e la Luna. Le fumigazioni iniziavano con il ciclo della Luna nuova.

Sulla Cabala Operativa di R. Ambelain, tradotta negli anni ’70, c’è una formula per l’unzione, essa viene usata nelle cerimonie di consacrazione, questa formula è vecchissima, scritta nelle “Clavicole di Salomone”. 

Essa narra così:

100 parti di mirra polverizzata
200 parti di cannella
50 parti di galanga delle Indie
200 parti di olio di oliva

La mirra viene ancora usata nei riti mariani mescolata con petali di rose, si dice avvicini alla Madonna che intercede per noi figli di Dio. Il simbolismo attribuisce un profumo ad ognuno dei sette pianeti primitivi. Tenuto conto di questi, si troveranno molteplici corrispondenze nel settenario, unendo resine e profumi al macrocosmo.

  • Incenso legato al Sole
  • Mirra alla Luna
  • Benzoino se siamo sotto Marte e Terra
  • Benzoino di Sumatra a Mercurio
  • Sandalo a Venere
  • Storace a Saturno

vengono usati secondo formule antichissime, ognuna con la sua prerogativa spirituale. Conosciamo la formula dei Magi, quella di Gerusalemme e quella della Chiesa.


  • In ayurveda, la mirra viene usata per il dosha Kapha, che tende a mangiare senza controllo. Alcune gocce di mirra negli unguenti per massaggi, grazie alle sue proprietà amare, agiscono sul fegato e sulla tiroide, portando il metabolismo in equilibrio. L'inalazione frequente di mirra può anche calmare la fame.





Nello yoga, viene bruciata nelle fumigazioni. La mirra "lavora" sui due canali, il Sole e la Luna, maschile e femminile, e sui due emisferi del nostro cervello, donando coraggio, pace e avvicinando alla parte materna che è accoglienza. 

La parola chiave della mirra, nel simbolismo, è "condurre". Guida nella meditazione e nel raccoglimento, aiuta ad accettare e a lottare in modo ponderato, rimuovendo i blocchi che limitano l’evoluzione spirituale, combattendo l'apatia, l’atarassia e la mancanza di interesse per la vita. Stimola la ghiandola pituitaria, l’amigdala e l’ipotalamo, aprendo l’occhio interiore.

La mirra viene bruciata in casa per potenziare le capacità personali. 

Nella formula troverete:

  • Incenso
  • Mirra
  • Legno di oud
  • Alloro
  • Muschio
  • Oliva

Per attirare ricchezza, si utilizzano:

  • Zafferano
  • Mirra
  • Zenzero
  • Cannella
  • Aghi o resina di pino

La mirra viene bruciata per attirare Saturno, il saggio, allontanare malanni, abitudini negative e proteggere gli edifici. Gli ingredienti includono:

  • Sandalo
  • Mirra
  • Cipresso
  • Patchouli

C'è un mondo da scoprire, e continueremo a esplorarlo in futuri articoli.


Articoli correlati:
La Mirra: segreti di bellezza antichi e moderni qui
I cinque elementi qui



Bibliografia
*La cabala operativa R. Ambelain
*Medicina ayurvedica V. Lad
*Piante e profumi magici La luna nera
*Compendio I / II / III / UR esoterismo

Immagini prese da pinterest


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domenica 3 settembre 2023

L'AYURVEDA E LE SUE ERBE la culla del sapere



a cura di:  Tatiana Aliprandi 

Operatrice ayurvedica: 

FORMATRICE e ESAMINATRICE:

Ayurveda, Yoga, estetica, posturologia e psicosomatica.

Il significato del termine



"yoga" varia da contesto a contesto. Nell'ambito dell'ayurveda, la scienza medica tradizionale dell'India, esso corrisponde all' impiego appropriato e all'esatta combinazione delle piante. Pertanto un particolare composto di erbe che ha specifici effetti sul corpo e sulla mente viene chiamato YOGA, che significa : unione energetica.

Esse tengono conto di determinati poteri e qualità in base, anche, delle leggi della natura, consentendone l'uso obiettivo e specifico e tenga conto dell'individuo.]

( ndr, estratto da medicina Ayurvedica l'uso terapeutico delle erbe, dei dottori V. Lad e D. Frawley)

 




Trovo spesso che le erbe ayurvediche vengano utilizzate e mescolate senza una logica specifica, creando miscele senza senso e improvvisate in base alle necessità. È un peccato perché l'ayurveda tiene in considerazione altri aspetti

Il medico con il quale ho studiato per anni affermava costantemente: 'La conoscenza è patrimonio di tutti i popoli, nel corso del tempo sono state accumulate molte informazioni, e oggi la scienza ha semplicemente confermato o smentito l'efficacia dei loro usi. In India, abbiamo conservato l'antica saggezza, ma in ogni parte del mondo queste conoscenze vengono utilizzate con uguale intensità. La differenza? Noi consideriamo l'influenza alchemica ed energetica, mentre in altri luoghi no

Ed è così sia per la raccolta che per l'uso, si tiene conto del sapore esterno al corpo, e della digestione da parte delle nostre cellule poi.

Sarebbe complicato spiegare il tutto in poche righe, e allora vi rimando a libri specifici.

Sia in Oriente, sia in Occidente, nei sistemi terapeutici tradizionali e olistici le piante sono sempre state il primo fattore "medicinale", in Oriente soprattutto in India e in Cina si è sviluppata una vasta e complessa scienza delle piante medicinali, nata dalle intuizioni dei sapienti. 

La medicina erboristica si è poi perfezionata nel corso di un'esperienza millenaria, in questo senso layurveda comprende ciò che è probabilmente la più antica, la più acuta e la più sviluppata scienza medica erboristica dell'intero mondo. 

Si è fatto uso spesso di erbe ayurvediche, pensando che in occidente non ci fossero piante equivalenti, è vero che alcune delle piante fondamentali in Ayurveda non hanno un equivalente nel mondo erboristico occidentale, tuttavia l'ayurveda si avvale pure di piante tra le più diffuse in occidente e ne conosce a fondo le proprietà.

È indiscutibile che un terapeuta o un medico competente consiglierà sempre l'uso di piante che provengono dalla zona di nascita del paziente. Ma perché, potresti chiedere? Semplicemente perché il nostro macrobiota è strettamente legato al nostro luogo di nascita, e spesso le erbe provenienti da regioni distanti potrebbero non avere l'effetto desiderato.

Impariamo allora ad usare ciò che conosciamo, ciò che abbiamo vicino, prima di voler comprendere e usare ciò che non è nelle nostre corde.


Se un erborista in India, diviene prima medico generale e poi si specializza in ayurveda, in 15 anni, come possiamo noi capire queste erbe in poche righe?


Non sto suggerendo di evitare l'uso di erbe nei capelli o nelle creme, ma qui abbiamo a disposizione molte erbe altrettanto benefiche, che sono più facili da trovare, raccogliere e preparare personalmente.

Om Shanty


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venerdì 10 marzo 2023

COSMETOLOGIA AYURVEDICA 4° LEZIONE


BASI DELLA MEDICINA AYURVEDICA in COSMETOLOGIA

a cura di: Tatiana Aliprandi

Operatrice ayurvedica:

FORMATRICE e ESAMINATRICE:
Ayurveda, Yoga, estetica, posturologia e psicosomatica.

4° Lezione

Tutti la conosciamo col nome cellulite, ma il nome esatto è panniculopatia edemato-fibro-sclerotica, che indica una condizione alterata del tessuto sottocutaneo.
Essa è dovuta ad una alterazione del microcircolo venoso e linfatico e si origina quando le sostanze di rifiuto delle cellule, immesse negli spazi intercellulari, non vengono rimosse dai capillari venosi e linfatici, (che non sto a spiegare a livello fisico la sua condizione o ci vorrebbero giorni) .
Tali sostanze di rifiuto, trattengono acqua negli spazi intercellulari determinando la prima fase della cellulite, che è, appunto, la fase “Edematosa”.
La cellulite si può dividere in tre fasi di crescita: edematosa, fibrosa, sclerotica:


Cellulite Edematosa, si manifesta con l’edema, cioè accumulo di liquidi negli spazi interstiziali dei tessuti del derma e dell’ipoderma. Si accumula soprattutto intorno alle caviglie, ai polpacci, alle cosce ed alle braccia. È una condizione in ayurveda del dosha kapha,insieme all'adiposita' localizzata.


Cellulite Fibrosa o Compatta, si forma una fibrosi (perdita di elasticità) ed aumenta il tessuto connettivo che incapsula i ristagni di liquidi dando origine a tanti piccoli noduli e quindi alla cute a buccia d’arancia. Condizione del dhosha pitta, con problematiche anche di capillari rotti.


Cellulite Sclerotica: si forma una sclerosi ed il tessuto perde, ulteriormente, di elasticità formando noduli dolenti e di grandi dimensioni. Condizione del dosha vata.


La cellulite andrebbe trattata a seconda del proprio dosha, e non far di tutta l'erba un fascio.


Partiamo dal presupposto che la cellulite, si può avere a tutte le età, come l'adipe localizzata.
Perché questi problemi si formano?
Cattiva postura, ormoni cattiva alimentazione, poco movimento e respirazione corta.


Vediamo di capire cosa fare.
Partiamo dicendo che non possiamo farla sparire, ma controllarla si.
Impariamo a mangiare bene, riprendere a respirare correttamente, la postura da considerare, il nostro dosha.


In cosmesi si fa un miscuglio di attivi, buoni per carità, ma non compatibili per tutti.
Ricordiamoci che io sono diverso da te, per genetica, abitudini ecc.


In Ayurveda, la cellulite è collegata innanzitutto allo squilibrio del Dosha Vata, responsabile di movimento e circolazione, al dosha kapha per il ristagno di liquidi e grassi e a pitta per un metabolismo rallentato.
A seconda della tua natura doshica avrai più o meno squilibri diversi che manifestano quando c’è un ristagno linfatico e circolatorio dovuto all’accumulo di tossine.


Nella maggior parte dei casi, questo accumulo è la conseguenza del cattivo funzionamento di Agni, il nostro fuoco digestivo, incapace di assimilare in modo corretto il cibo. Se Agni funziona male, il cibo non correttamente digerito formerà una sostanza denominata AMA, che ostruirà i canali presenti all'interno del nostro corpo e porterà pesantezza e gonfiore.


La cellulite non si elimina facilmente. Per trattare questa problematica nel modo corretto, va impostato un vero e proprio percorso di detossinazione, che permetta di agire dall’interno: attraverso l’assimilazione di determinati cibi, la corretta idratazione e specifici trattamenti per il massaggio linfatico e circolatorio abbinato al tuo dosha.


Lo studio delle erbe attive a contrastare la cellulite, richiede un esame ayurvedico prima.


Ne faccio un esempio:


Zenzero
Ricchissimo di antiossidanti naturali, lo zenzero ha proprietà anti-infiammatorie che lo rendono un ottimo alleato contro la cellulite, contrastando le tossine accumulate e il grasso in eccesso. Come rilevato dalla ricerca condotta da Shingo Kajimura dell’Università della California (San Francisco), l’estratto di zenzero attiva le proteine SERCA, che trasformano il glucosio in calore, permettendo al corpo di bruciare i grassi.
Su una cellulite fibrosa di tipo vata, fa davvero poco.


Centella asiatica
È uno dei migliori rimedi naturali contro la cellulite, grazie, soprattutto, alla presenza di composti triterpenici, utili per elasticizzare i tessuti cutanei,aiuterà a disintossicare l’organismo e a ricostruire il collagene nella pelle. Ottimo per cellulite vata, poco per la cellulite di tipo kapha.


Tarassaco
Questo ingrediente aiuta a migliorare la circolazione sanguigna e la struttura del tessuto connettivo, incentivando la formazione di nuovo collagene. Inoltre, è un vero portento nell’eliminazione delle scorie , oltre ad essere un ottimo depurativo di fegato e reni. Va benissimo per cellulite pitta e kapha, per vata è utile per la formazione di collagene.


Ippocastano
L’ippocastano è ricco di escina, una miscela di saponine che stimola il flusso sanguigno e migliora la pelle. Fondamentale è anche l’azione antiossidante dei flavonoidi, che favoriscono l’eliminazione del gonfiore e dell’infiammazione. Ottimo per kapha.


Ortica
L’ortica attiva il sistema circolatorio e linfatico, aiutandoti ad eliminare ritenzione idrica e cellulite. Questa pianta è preziosa soprattutto per il microcircolo, ovvero per la funzionalità dei capillari, che hanno il compito di portare via i liquidi dagli spazi tra una cellula e l’altra, e trasportare ossigeno e nutrimento ai tessuti. Il malfunzionamento dei capillari è responsabile del ristagno dei liquidi e della cellulite. Per vata non ha senso, essendo un dosha gia secco di suo.


Curcuma
La curcuma migliora le funzioni digestive, combatte le infiammazioni e aiuta a ridurre il tessuto adiposo presente nel corpo. Una corretta concentrazione di curcumina, il suo principio attivo principale, favorisce la riduzione dell’infiammazione alla base della cellulite. Può essere usata da sola o in combinazione con la piperina, una sostanza presente nel pepe nero, che ne migliora la biodisponibilità.
Nei prossimi mesi vedremo i vari tipi di the cinesi.
Buono studio.


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I nostri corsi 



Bibliografia
Omeopatia e tridosha
B. Bhattacharyya


Medicina ayurvedica
V. Lad D. Frawley


Ayurveda
Dr. L. Miller e Dr B. Miller


Tutte le informazioni contenute nel blog sono a mero scopo informativo, declino pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo curativo o estetico senza previo consulto del medico o erborista di fiducia.



domenica 31 luglio 2022

COSMETOLOGIA AYURVEDICA 3° LEZIONE

 


BASI DELLA MEDICINA AYURVEDICA in COSMETOLOGIA

a cura di:  Tatiana Aliprandi 

Operatrice ayurvedica: 

FORMATRICE e ESAMINATRICE:

Ayurveda, Yoga, estetica, posturologia e psicosomatica.

3° Lezione




Tratto da uno scritto del medico.

La pelle: un abbraccio che protegge.
Quante volte la trattiamo male?

Nel Charaka Samhita sono definiti i meccanismi attraverso cui il massaggio esercita il suo meraviglioso effetto.

Vata domina nell’organo di senso del tatto, e quest’organo ha la sua sede nella pelle. Il massaggio è di gran beneficio per la pelle; perciò andrebbe praticato regolarmente.

Inoltre in Āyurveda l’oleazione di corpo e testa è prevista nella routine igienica quotidiana (chiamata Dinacharya) e, sempre nel testo classico ayurvedico Caraka Samhita, viene detto:

Se una persona pratica regolarmente il massaggio d’olio, il suo corpo non risente di ingiurie o del lavoro più duro. La sua struttura fisica diventa forte, flessibile ed attraente. Mediante questa pratica il processo dell’invecchiamento è rallentato.

Vedere il mondo attraverso la pelle

L’Āyurveda presta un’attenzione particolare alla pelle; essa è infatti assieme al cuore la sola struttura a possedere negli antichi testi classici una dettagliata, e sotto molti versi strabiliante, descrizione della struttura anatomica e non solo funzionale.
Strabiliante perché queste descrizioni appartengono a testi di epoca remota e risulta incomprensibile come potesse essere nota in quel tempo la struttura anatomica microscopica.

In questi testi è descritto come la formazione della pelle abbia origine a livello fetale per effetto dei Dosha, o principi biofunzionali.

Nel Charaka Samhita, antico testo di medicina ayurvedica databile intorno al III-V sec. AC, la formazione degli strati della pelle è descritta utilizzando la metafora del latte in ebollizione:
così come nel riscaldare il latte si formano strati di crema sulla superficie, in modo simile a livello embrionale, i (Dhātu) tessuti formano i diversi strati della pelle del corpo
e prosegue descrivendo così come la “panna” si formi in strati e gradualmente aumenti di spessore, così come i vari strati della pelle formata a livello embrionale si fondano generando così la pelle matura che riveste il feto pienamente sviluppato.

L’Āyurveda riconosce quindi sei strati della pelle, sette per alcuni, che sono riconoscibili nei cinque strati dell’epidermide descritti oggi dalla moderna anatomia più il derma e, contando il settimo strato, al sottocutaneo.

Nell’antica conoscenza ayurvedica è inoltre molto chiara la composizione biochimica della pelle; nel Sushruta Samhita, un altro antico testo di Āyurveda particolarmente famoso poiché tratta anche gli aspetti chirurgici e la chirurgia plastica, è infatti detto che il corpo è fatto di materia untuosa, indicando con questa affermazione la proprietà principale dei lipidi e del fatto quindi che siano il primo costituente strutturale dell’organismo. Il dettaglio della conoscenza degli aspetti anatomo funzionali della pelle arriva così in profondità al punto di descrivere minuziosamente i tempi di assorbimento degli oli medicati attraversi i vari strati dell’apparato tegumentario.

La pelle secondo l’Āyurveda è formata nella sua struttura anatomica principalmente da quei tessuti definiti dai Dosha Pitta e Kapha anche se funzionalmente essendo la pelle sede del senso del tatto, è invece riferibile primariamente a Vata. La pelle infatti fornisce un primo livello di difesa meccanica dagli agenti esterni ed ha un ruolo fondamentale nella termoregolazione e nella sorveglianza immunitaria, tutti ruoli in cui i Dosha Pitta e Kapha sono primariamente coinvolti.

Dosha Vata e il senso del tatto
Tuttavia il senso del tatto con tutti i recettori coinvolti (si ritiene che per ogni centimetro quadrato di pelle vi siano 5000 recettori) è determinato nella sua funzionalità dal Dosha Vata.

La nostra percezione dei limiti corporei, della nostra interazione ed intelligibilità con l’ambiente esterno e quindi della sua esplorazione e rappresentazione è direttamente gestita dal Dosha Vata. 
La pelle specchio dello stato di salute
Non solo, la pelle è un vero e proprio specchio e come tale indicatore dello stato di salute dell’individuo; il suo colore, la radianza e la luminosità sono espressioni dello stato di salute generale.

Dr. Antonio Morandi medico neurologo, esperto in Āyurveda.

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lunedì 4 luglio 2022

COSMETOLOGIA AYURVEDICA 2° LEZIONE


BASI DELLA MEDICINA AYURVEDICA in COSMETOLOGIA

a cura di:  Tatiana Aliprandi 

Operatrice ayurvedica: 

FORMATRICE e ESAMINATRICE:

Ayurveda, Yoga, estetica, posturologia e psicosomatica.

2° Lezione

L'erboristica ayurvedica si fonda su una precisa teoria energetica, le proprietà delle piante sono  sistematicamente poste in relazione con il loro sapore con i cinque elementi, con il loro potere riscaldante, o raffreddante, con il sapore che si avverte dopo la digestione e con altre eventuali proprietà, che possono avere. 

Questo semplice sistema così lontano dalla complessità dell'analisi chimica, spiega le proprietà fondamentali delle piante offrendoci  una struttura che permette di identificarle e di classificarle agevolmente, e pertanto di usarle tenendo conto della costituzione e delle condizioni individuali.  

Questa teoria è il punto di forza dell' erboristica ayurvedica, un analogo fondamento lo si ritrova anche nell' l'erboristica cinese. 

Ora cercherò di spiegare l'azione di alcune piante in base ai Principi ayurvedici. 

Secondo l'ayurveda il sapore di una pianta non è accidentale ma fornisce un'indicazione delle sue proprietà essenziali, di solito non si mette in relazione il sapore con le proprietà terapeutiche, nell' ayurveda il sapore  è una tra le caratteristiche che ci permettono di identificare una pianta ma non certo di comprendere il potenziale, è comunemente ammesso che le piante piccanti e aspre hanno proprietà riscaldanti, stimolanti, che quelle amare  sono rimedi antipiretici. 

Non si ferma comunque qui il loro studio. 

La parola sanscrita che indica il sapore, Rasa, ha molti significati che ci aiutano tutti a capire quale sia l'importanza del gusto in Ayurveda. 

Rasa significa essenza pertanto il sapore indica il senso della pianta ed è forse il fattore più importante nella comprensione delle sue qualità; rasa significa anche linfa, così che il sapore di una pianta riflette le proprietà della linfa e del vigore. 

Rasa significa pure apprezzamento  godimento, estetico, nota musicale, il sapore procura delle sensazioni e queste sono ancora l'essenza della pianta. Attraverso il sapore si possono percepire la sua bellezza il suo potere, rasa significa infine circolazione, felicità, danza, tutte cose che riflettono la luce, l'energia di quella data pianta. 

Lasciando perdere ora l'azione a livello nervoso, a livello digestivo, proviamo ad osservare la potenza di queste piante una volta applicato sulla pelle o sul cuoio capelluto. 

Dove avviene comunque una digestione tra la pianta e la pelle. 

Non c’é nulla nel mondo che, in condizioni e situazioni appropriate,

non abbia utilizzo terapeutico.

– Charaka Samhita, Sutrasthana, XXVI, 12

Ayurveda è stato uno dei primi sistemi medici a capire l’importanza cruciale del tipo di cibo che mangiamo, l'utilizzo di erbe e piante,  e non per ultimo la sua influenza sulla nostra salute.

Per poter scegliere le sostanze adatte alla corretta alimentazione o alla cura della pelle, l’Ayurveda usa i parametri del sapore (rasa), dell’energia (virya), dell’effetto post digestivo (vipaka), dell’effetto particolare di alcune sostanze (prabhava), e delle qualità delle sostanze (guna).

Come il concetto di tridosha è importante per capire la costituzione degli individui e fare la diagnosi di una problematica, così la conoscenza dei rasa o sapori è necessaria per il trattamento. 

Sappiamo che esiste una stretta relazione fra dosha e rasa poiché entrambi sono fatti dei cinque elementi ed entrambi in generale hanno la predominanza di due elementi. 

Il sistema della classificazione dei cibi e delle erbe secondo il sapore, l’energia, le qualità ecc. della materia di cui sono composte, è un bellissimo esempio di come i saggi del passato hanno risolto il problema di trovare un sistema di medicina universale applicabile.

È importante conoscere la propria costituzione di base (Prakriti), gli eventuali squilibri del momento prendendo sempre in considerazione anche la stagione in cui ci troviamo. Una diagnosi precisa e accurata prima di usare un erba anche solo per un sapone, unguento, o altro è importante.

L'ibisco per esempio, viene chiamato Japa, che significa recitazione dei mantra.

Si usa il fiore, ha un energia astringente, un sapore dolce, è raffreddante, diminuisce pitta, il fuoco, e kapha la terra/acqua, ma aumenta vata, il ventro/etere.

I fiori di ibisco sono sacri a Ganesh, il dio della saggezza, hanno un energia simile al fiore di loto ed alla rosa.

Rendono bella la carnagione che soffre di rossori, stimolano la ricrescita dei capelli, soprattutto nei periodi estivi o quando si soffre di caldane.

Non sono consigliati per cute secca e con forfora.

La Liquirizia, chiamata Yastimadhu, che significa bastone di miele, viene usata per idratare, ricostituente, ringiovanente per cute e capelli.

La sua azione energetica è dolce, ma rinfrescante, aumenta kapha, portando più acqua, toglie pitta, fuoco calore e vata il vento, secchezza e disidratazione.

Come impacco sulla pelle ringiovanisce, idrata, riduce il calore.

Viene usata la radice polverizzata o tisana.

Bhrńgarãja (eclipta alba compositae)  il suo nome significa, il signore dei capelli, perché promuove la crescita dei capelli. 

Parti usate, aeree della pianta, energetica  amara, astringente, raffreddante. 

È tridoshica, cioè ottima per tutti i dosha. 

Impacchi con questa pianta, aiutano per l'incanutimento precoce dei capelli, calvizie/alopecia, previene l'invecchiamento precoce della pelle, è molto conosciuto in India il suo olio per il colore nero e lucente e la forza che conferisce ai capelli. 

Bibliografia

Medicina ayurvedica 

Dott. V. Lad e D.  Frawley.





domenica 8 maggio 2022

 


BASI DELLA MEDICINA AYURVEDICA in COSMETOLOGIA

a cura di:  Tatiana Aliprandi 

Operatrice ayurvedica: 

FORMATRICE e ESAMINATRICE:

Ayurveda, Yoga, estetica, posturologia e psicosomatica.

1° Lezione

I CINQUE ELEMENTI FONDAMENTALI.


Ayurveda è un termine sanscrito che significa “scienza della vita”. Nata in India più di cinquemila anni fa, è applicabile all’esistenza quotidiana di ciascun individuo. Ogni elemento e ogni aspetto della vita umana sono stati esaminati nei secoli, ottenendo una guida per coloro che cercano armonia, pace e longevità. La scienza dell’Ayurveda si basa sull’eterna saggezza dei rischi (veggenti), che ottennero la verità della conoscenza attraverso pratiche, discipline religiose e meditazione.

L’Ayurveda è un sistema olistico di medicina che considera la salute e la malattia prendendo in considerazione l’intrinseca relazione esistenziale tra l’individuo e lo spirito cosmico, tra la materia e l’energia, aiuta le persone a mantenersi in salute oppure i malati a guarire. Questa scienza si basa sullo sviluppo e il rinforzo delle capacità di auto-guarigione dell’organismo e sulla considerazione che mente, corpo e anima formano un tutt’uno inseparabile nel quale ogni malattia si manifesta prima a livello sottile ed energico e solo in un secondo tempo arriva a manifestarsi nel corpo fisico.
La diagnosi considera l’unicità e la totalità dell’individuo e su questa base cerca di prevenire disturbi e malattie sradicandone la causa più profonda.

L’ORIGINE DELLA MATERIA: I TRE GUNA

I guna sono energia fisica primordiale che si trova in tutta la natura e sono la base dell’esistenza: sattva, rajas e tamas. Satva rappresenta il potenziale creativo, l’energia primordiale (Brama). Rajas è movimento, forza cinetica (Vishnu). Tamas è inerzia, potenziale distruttivo (Mahesha). Queste tre forze si manifestano con il rimordiale suono AUM. Dalla combinazione dei tre guna nascono i cinque elementi fondamentali.

I CINQUE ELEMENTI FONDAMENTALI

I rishi percepirono che all’inizio il mondo si manifestava come Etere: spazio senza movimento nel quale si percepisce solo una sottile vibrazione del suono cosmico AUM. Questo elemento cominciò a muoversi creando l’Aria (spazio in movimento). Con il movimento si produsse frizione che generò calore e intesa luce, Fuoco. Grazie al calore alcuni elementi eterei si dissolsero e si trasformarono in liquidi, Acqua, e altri si solidificarono formando le molecole della Terra.

E da qui i cinque elementi: 

Etere, Aria, Fuoco, Acqua, Terra che si ritrovano in ogni essere vivente, quindi anche nell’uomo.

  • L’Etere si manifesta negli spazi della bocca, del naso, del tratto gastrointestinale, dell’apparato respiratorio, dell’addome, del torace, dei capillari e dei vasi linfatici, dei tessuti e delle cellule. È legato al senso dell’udito. 
  • L’Aria è l’elemento del movimento ed è legato al sistema nervoso, che a ogni stimolo reagisce con un movimento (dei muscoli, del cuore, dei polmoni, dello stomaco, dell’intestino, della pelle). Il senso è il tatto. 
  • La sorgente del Fuoco è il metabolismo. Controlla la temperatura del corpo, la digestione, i processi pesanti e il senso della vista. 
  • Troviamo l’Acqua nei succhi gastrici, nelle ghiandole salivari, nelle mucose, nel plasma e nel citoplasma. Questo elemento è legato al senso del gusto. 
  • L’elemento Terra nel corpo umano si trova nelle strutture solide: ossa, cartilagini, muscoli, tendini, pelle, capelli. È legato al senso dell’olfatto.

 I TRE DOSHA



L’individuo è governato dalla combinazione dei cinque elementi divisi nei tre dosha. Secondo l’Ayurveda ogni malessere psicofisico nasce da uno stato di squilibrio più o meno grave tra i dosha: ne consegue che il fine della medicina ayurvedica è di riportare o mantenere i dosha in uno stato di equilibrio. 
Vata è la combinazione tra Etere e Aria, è la forza responsabile del movimento. 
Principalmente Fuoco ma anche Acqua sono la combinazione di Pitta, che regola l’energia e la forza del fuoco. 
Kapha corrisponde alla terra che, associata all’Acqua, controlla le masse e i fluidi del corpo. 
Queste tre forze governano tutti i processi psicosomatici dell’uomo; dalla digestione all’eliminazione dei prodotti di rifiuto del corpo, dall’ira all’amore, dalla preferenza di un cibo rispetto ad un altro. 
Quando queste forze sono in squilibrio generano disturbi che, se non curati, portano a una malattia grave. 
La costituzione dell’individuo può essere un combinazione di uno o più dosha in percentuali diverse; rimane costante fin dal momento della nascita ma si può alterare a causa dell’influenza di fattori esterni. 
Per riequilibrare queste tre forze possono essere utilizzate diete, stili di vita appropriati alla propria costituzione, la pratica dello Yoga, trattamenti con oli medicati, erbe, infusi, oli essenziali e cristalli. Contrariamente alla medicina tradizionale, la cura viene studiata su misura per ogni individuo perché, per l’Ayurveda, ogni uomo è unico.

Nella prossima lezione vi parlerò del Purvakarma, massaggio terapeutico attraverso l'applicazione di unguenti e oli di diversa origine, tra cui i nostri oleoliti.



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