BASI DELLA MEDICINA AYURVEDICA in COSMETOLOGIA
a cura di: Tatiana Aliprandi
Operatrice ayurvedica:
FORMATRICE e ESAMINATRICE:
2° Lezione
L'erboristica ayurvedica si fonda su una precisa teoria energetica, le proprietà delle piante sono sistematicamente poste in relazione con il loro sapore con i cinque elementi, con il loro potere riscaldante, o raffreddante, con il sapore che si avverte dopo la digestione e con altre eventuali proprietà, che possono avere.
Questo semplice sistema così lontano dalla complessità dell'analisi chimica, spiega le proprietà fondamentali delle piante offrendoci una struttura che permette di identificarle e di classificarle agevolmente, e pertanto di usarle tenendo conto della costituzione e delle condizioni individuali.
Questa teoria è il punto di forza dell' erboristica ayurvedica, un analogo fondamento lo si ritrova anche nell' l'erboristica cinese.
Ora cercherò di spiegare l'azione di alcune piante in base ai Principi ayurvedici.
Secondo l'ayurveda il sapore di una pianta non è accidentale ma fornisce un'indicazione delle sue proprietà essenziali, di solito non si mette in relazione il sapore con le proprietà terapeutiche, nell' ayurveda il sapore è una tra le caratteristiche che ci permettono di identificare una pianta ma non certo di comprendere il potenziale, è comunemente ammesso che le piante piccanti e aspre hanno proprietà riscaldanti, stimolanti, che quelle amare sono rimedi antipiretici.
Non si ferma comunque qui il loro studio.
La parola sanscrita che indica il sapore, Rasa, ha molti significati che ci aiutano tutti a capire quale sia l'importanza del gusto in Ayurveda.
Rasa significa essenza pertanto il sapore indica il senso della pianta ed è forse il fattore più importante nella comprensione delle sue qualità; rasa significa anche linfa, così che il sapore di una pianta riflette le proprietà della linfa e del vigore.
Rasa significa pure apprezzamento godimento, estetico, nota musicale, il sapore procura delle sensazioni e queste sono ancora l'essenza della pianta. Attraverso il sapore si possono percepire la sua bellezza il suo potere, rasa significa infine circolazione, felicità, danza, tutte cose che riflettono la luce, l'energia di quella data pianta.
Lasciando perdere ora l'azione a livello nervoso, a livello digestivo, proviamo ad osservare la potenza di queste piante una volta applicato sulla pelle o sul cuoio capelluto.
Dove avviene comunque una digestione tra la pianta e la pelle.
Non c’é nulla nel mondo che, in condizioni e situazioni appropriate,
non abbia utilizzo terapeutico.
– Charaka Samhita, Sutrasthana, XXVI, 12
Ayurveda è stato uno dei primi sistemi medici a capire l’importanza cruciale del tipo di cibo che mangiamo, l'utilizzo di erbe e piante, e non per ultimo la sua influenza sulla nostra salute.
Per poter scegliere le sostanze adatte alla corretta alimentazione o alla cura della pelle, l’Ayurveda usa i parametri del sapore (rasa), dell’energia (virya), dell’effetto post digestivo (vipaka), dell’effetto particolare di alcune sostanze (prabhava), e delle qualità delle sostanze (guna).
Come il concetto di tridosha è importante per capire la costituzione degli individui e fare la diagnosi di una problematica, così la conoscenza dei rasa o sapori è necessaria per il trattamento.
Sappiamo che esiste una stretta relazione fra dosha e rasa poiché entrambi sono fatti dei cinque elementi ed entrambi in generale hanno la predominanza di due elementi.
Il sistema della classificazione dei cibi e delle erbe secondo il sapore, l’energia, le qualità ecc. della materia di cui sono composte, è un bellissimo esempio di come i saggi del passato hanno risolto il problema di trovare un sistema di medicina universale applicabile.
È importante conoscere la propria costituzione di base (Prakriti), gli eventuali squilibri del momento prendendo sempre in considerazione anche la stagione in cui ci troviamo. Una diagnosi precisa e accurata prima di usare un erba anche solo per un sapone, unguento, o altro è importante.
L'ibisco per esempio, viene chiamato Japa, che significa recitazione dei mantra.
Si usa il fiore, ha un energia astringente, un sapore dolce, è raffreddante, diminuisce pitta, il fuoco, e kapha la terra/acqua, ma aumenta vata, il ventro/etere.
I fiori di ibisco sono sacri a Ganesh, il dio della saggezza, hanno un energia simile al fiore di loto ed alla rosa.
Rendono bella la carnagione che soffre di rossori, stimolano la ricrescita dei capelli, soprattutto nei periodi estivi o quando si soffre di caldane.
Non sono consigliati per cute secca e con forfora.
La Liquirizia, chiamata Yastimadhu, che significa bastone di miele, viene usata per idratare, ricostituente, ringiovanente per cute e capelli.
La sua azione energetica è dolce, ma rinfrescante, aumenta kapha, portando più acqua, toglie pitta, fuoco calore e vata il vento, secchezza e disidratazione.
Come impacco sulla pelle ringiovanisce, idrata, riduce il calore.
Viene usata la radice polverizzata o tisana.
Bhrńgarãja (eclipta alba compositae) il suo nome significa, il signore dei capelli, perché promuove la crescita dei capelli.
Parti usate, aeree della pianta, energetica amara, astringente, raffreddante.
È tridoshica, cioè ottima per tutti i dosha.
Impacchi con questa pianta, aiutano per l'incanutimento precoce dei capelli, calvizie/alopecia, previene l'invecchiamento precoce della pelle, è molto conosciuto in India il suo olio per il colore nero e lucente e la forza che conferisce ai capelli.
Bibliografia
Medicina ayurvedica
Dott. V. Lad e D. Frawley.
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